venerdì 18 maggio 2012

Cannes65 - giorno 2.





Accoglienza da lacrime agli occhi per De Rouille Et D'os, letteralmente “ruggine e ossa”, il film con cui Jacques Audiard aspira alla Palma d'Oro dopo averla sfiorata due anni fa per Il Profeta (Premio della Giuria), drammone su un'allevatrice di orche che rimane mutilata e un ragazzo-padre che tira pugni clandestinamente, interpretato da Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts (nella foto, da sinistra, col regista e il bambino che interpreta il figlio). La critica non è impazzita (come invece era successo per il film precedente) ma hanno tutti pianto per l'intensità della Cotillard in sedia a rotelle (e per i pettorali di lui, no?).
Oggi invece è il giorno dei nostrani: mentre Michele Placido cerca distributori per il suo nuovo poliziesco (recitato in francese ma con attori italiani, già ultimato), in concorso è stato mostrato Reality di Matteo Garrone, unico italiano in concorso, con l'ex detenuto Aniello Arena di cui non si fa altro che parlare (perché è bravissimo, il carcere fa evidentemente bene all'arte) che dopo una svariata serie di provini per il Grande Fratello inizia a credere che la sua vita sia sotto gli occhi della Mediaset e allora vende la pescheria di famiglia, smette il traffico illegale di elettrodomestici della moglie e fa il bravo per tutta Napoli. Alcuni urlano al prestigio altri alla presunzione: Garrone mostra quanto faccia male la televisione senza l'umiltà di Gomorra (altro Premio della Giuria a Cannes). Le musiche, udite udite, sono di Alexandre Desplat.
Altro pezzo di italianità è la presenza di Valentina Cervi nel film Au Galop di Louis-Do de Lencquesaing, per la Settimana della Critica.
Il secondo film in concorso di oggi è Paradise: Love di Ulrich Seidl, prima parte di una trilogia (chiamata Paradise) in cui si mischiano attori professionisti a gente della strada, inquadrature simmetriche e caos nei dialoghi. Un film come tanti.
Colori e musica per il tappeto rosso al passaggio del cast di Madagascar 3, ormai fissa presenza animata di tutti i festival, prima della serietà dei due film dell'Un Certain Regard. Il primo, Lawrence Anyways, è diretto dal ventiduenne mio coetaneo Xavier Dolan, canadese, già regista de Les Amours Imaginaires e attore, storia, questa, di un trentenne che il giorno del suo trentesimo compleanno decide di diventare donna - e si scontra con la scuola in cui insegna.
L'unica ovazione, finora, è stata per il film che ha aperto la Quinzaine des Réalisateurs, The We And The I, ritorno dietro la macchina da presa e sugli schermi di Michel Gondry, visionario e matto come pochi, che tra riprese amatoriali e salti temporali firma un film assolutamente privo di trama ma che si fa vedere in tutto il suo dinamismo, sul più noto ghetto di New York: il Bronx.

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