lunedì 18 giugno 2012

Cannes65: Moonrise Kingdom.





Moonrise Kingdom
id., 2012, USA, 94 minuti
Regia: Wes Anderson
Sceneggiatura originale: Wes Anderson & Roman Coppola
Cast: Jared Gilman, Kara Hayward, Edward Norton, Bruce Willis,
Bill Murray, Frances McDormand, Jason Schwartzman, Tilda Swinton
Voto: 8.2/ 10
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La grande attesa che tanto ha mangiato da dentro i cinefili indie viene ricompensata già dalla prima, incredibile scena: orchestra che suona all'impazzata, telecamera che si muove per carrellate continue, che nel corridoio si sposta verso destra, verso sinistra, verso l'alto, gira in tondo; ci mostra una casa, dall'interno, e i suoi abitanti: una ragazzina perennemente al binocolo e i suoi tre fratelli perennemente senza far niente, i genitori che leggono il giornale e camminano scalzi per le stanze e l'arredo anni '70 di un'America confinata nel bosco. Fuori piove, piove da giorni da quello che capiamo, e i titoli di testa scorrono kitch e colorati dicendoci uno per uno gli attori e il personaggio che interpretano. Poi ci spostiamo in un campeggio scout: Edward Norton e la sua organizzatissima truppa danno il via ad un altra mattina come tante, collaudano la latrina, preparano la colazione, il giornale sul tavolo, la casa sull'albero (un pelo alta). Ma seduti per il primo pasto si accorgono che ne manca uno, un Sam sfigato e poco popolare (infatti impiegano un po' per capire che l'assente è lui). Questo Sam, scappato da un buco della tenda, è nei prati che raggiunge la beneamata Suzy conosciuta un anno prima durante una colossale recita scolastica con cui, attraverso lettere perpetue, ha organizzato la fuga d'amore e la vita in spiaggia. Hanno portato tutto il necessario: libri, mangianastri, e poi Sam è uno scout, non ha bisogno di niente per campare (infatti costruisce carrucole, accende fuochi...).
Il loro sogno coniugale però viene intralciato da tutto un manipolo di adulti: Frances McDormand e Bill Murray, i genitori di lei, preoccupati per la scomparsa della ragazza; lui genitori non ce ne ha ma ha alle calcagna il poliziotto Bruce Willis; il povero capo-scout Edward Norton s'è perso un componete (prima di perderli tutti) e rischia il ritiro della medaglia, Tilda Swinton, che genialmente si chiama Servizi Sociali, rincorre l'orfano per sbatterlo in orfanotrofio. I ragazzini, per forza di cose, verranno pescati, e poi scapperanno di nuovo.
Nella seconda parte il film cala ed esplode: dopo un rigore simmetrico e di forma, il più severo finora che Wes Anderson s'è dato, con le impeccabili scene e i colori e la fotografia e i costumi nel contorno, la storia si accascia e rotola verso una conclusione che ha il sapore della catastrofe: una tempesta, un fulmine, un'inondazione, un'esplosione. Personaggi e oggetti continuano a muoversi come in un grande villaggio Lego sempre dritti, sempre di fronte o di profilo, ma l'aspetto naïf entra in contrasto con tutta una serie di usi del digitale di cui si poteva fare a meno. La storia, poi, che ha fatto ridere gran parte del pubblico in sala, ci viene raccontata da una sorta di buffo elfo (Bob Balaban) che pure lui fa sorridere spesso ma pure lui non è proprio necessario.
Uno dei migliori film di Anderson dai Tenenbaum per trama e tecnica, che ne esce un pelo imperfetto ma lodevolissimo per lo sforzo e la resa impeccabile del periodo storico (gli ambienti, naturali e non, curatissimi fino al dettaglio, si fondono tra di loro e con la trama in modo superbo) e del romanzo fiabesco di formazione. Dolcissima la scena finale, bravissimi i due attori protagonisti, esordienti entrambi, Jared Gilman e Kara Hayward, assurda l'assenza di premio alla regia, e quando vedrete il film e il film sarà finito non uscite dalla sala: una sorta di Bolero aspetta di essere raccontato.

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