mercoledì 5 settembre 2012

il perdono del sangue.



La Faida
The Forgiveness Of Blood, 2011, USA/ Albania, 109 minuti
Regia: Joshua Marston
Sceneggiatura originale: Andamion Murataj & Joshua Marston
Cast: Tristan Halilaj, Sindi Lacej, Refet Abazi, Ilire Vinca Celaj
Voto: 7.9/ 10
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«Grazie a Dio non hanno tradotto il titolo!» ricordo che disse la mia accompagnatrice alla visione di Maria Full Of Grace nel lontano (lontanissimo) 2004, prima che il film venisse osannato dalla critica internazionale e portasse Joshua Marston, regista e sceneggiatore, alla notte degli Oscar, dove quel suo primo lungometraggio era candidato alla statuetta per la migliore attrice protagonista (Catalina Sandino Moreno, all'epoca ventiduenne; ma vinse Charlize Theron). “Purtroppo” ho pensato io questa volta “non hanno tradotto il titolo”, che è The Forgiveness Of Blood (anche se il film è recitato in albanese) e non significa “la faida” ma calza a pennello quasi quanto quello italiano. Di una faida si tratta, in fondo, che può trovare soluzione solo con il perdono dato dal sangue di un morto ammazzato: due famiglie della periferia campestre albanese sono in conflitto perché una si trova sui terreni che furono di quell'altra e pretende di passare col carretto tutte le mattine, ma questa gli sbarra la strada. Nasce una discussione che vediamo, e poi una rissa che non vediamo, e ci scappa il morto. L'assassino è lo zio dei due giovani protagonisti, due di quattro figli di una famiglia medio-povera che beve al mattino il latte conservato nelle bottiglie della Coca-Cola (senza etichetta) e si veste coi residuati degli anni '90 ma ha la PlayStation in casa con dei giochi tremendi. Il maschio, Nick, è il primogenito “difficile” tutto entusiasmo e voglia di essere adulto; la ragazza, Rudina, è un portento nello studio e si vede costretta a rinunciare alla scuola per portare avanti l'unico lavoro che tiene in piedi la famiglia, la consegna del pane. Per assurdo, sarà lui a trovare una via di fuga. I paesaggi arcaici in cui sono inseriti, fatti di cavalli che trainano e cancelli costruiti in casa e sigarette senza bollo di contrabbando, si scontrano con la tecnologia che spinge per essere presente (moto taroccate, cellulari che fanno video) che a sua volta si scontra con le leggi del popolo che hanno la meglio su qualsiasi altra voce: per rispettare il lutto commesso, la famiglia protagonista è costretta a rinchiudersi in casa e guai al primo che mette piede fuori: rischia la vita.
Telecamera a spalla per le soggettive e regista quasi totalmente assente ma sempre molto vicino ai volti di chi ci interessa per quest'altra indagine di un microcosmo nel mondo dopo quello che era stato sulle mule sudamericane di Maria. Orso d'Argento a Berlino 2011 per la migliore sceneggiatura e Premio FIPRESCI. Entrambi i due ragazzi (che vedete nel manifesto) sono esordienti: facce azzecatissime che non rivedremo mai più.

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