giovedì 8 novembre 2012

twice born.



Venuto Al Mondo
id., 2012, Italia, 127 minuti
Regia: Sergio Castellitto
Sceneggiatura non originale: Margaret Mazzantini & Sergio Castellitto
Basata sul romanzo Venuto Al Mondo di Margaret Mazzantini (Mondadori)
Cast: Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic,
Pietro Castellitto, Saadet Askoy, Sergio Castellitto
Voto: 7.1/ 10
_______________

«Quando ho finito di scrivere Venuto al mondo [libro; ndr.] avevo le ossa rotte» dice Margaret Mazzantini durante il Festival del Cinema Europeo dove ha accompagnato il marito Sergio a ritirare il Premio alla Carriera con tutta la famiglia; e prosegue: «...questo è stato un anno intenso, due romanzi a breve distanza [Nessuno Si Salva Da Solo, Mondadori e Mare Al Mattino, Einaudi; ndr.], le riprese del nuovo film di Sergio, andavo continuamente sul set, abbiamo fatto davvero un buon lavoro».
Il “buon lavoro” che una scrittrice crede di aver fatto è sempre erroneo: il problema di chi partorisce una storia è che nell'autore la storia è dentro, vive nello stomaco e nella testa, la storia è tutta nota; portarla su carta o sullo schermo vuol dire dare voce a una parte di essa, parte che il pubblico vedrà con gli occhi diversi dall'autore, perché ne capirà di meno.
E così in Venuto Al Mondo [film; ndr.] ci sono interi quarti d'ora (delle due ore abbondanti) incomprensibili per chi non ha la storia dentro, che in questo caso non è solo l'autrice ma anche il lettore del romanzo da cui è tratto. Venuto Al Mondo è un film di cui non si può parlare prescindendo dal libro, come si è potuto fare invece per Io E Te che si basava su sessanta ridicoli fogli e On The Road che si basava su vomiti di episodi beat. Qua si tratta di un romanzone di quasi seicento pagine che può piacere e non piacere ma fagocita un'intensità di rara riproduzione e su questo siamo tutti d'accordo, che ha vinto il Campiello facendo diventare la Mazzantini una delle poche ad avere in casa sia questo riconoscimento che lo Strega, che aveva vinto con Non Ti Muovere, dal quale il marito aveva tratto un altro film con un'altra Penélope Cruz. Squadra vincente non si cambia, la famiglia Castellitto (che fa sempre tutto insieme) si riunisce per tentare l'impossibile e gira un kolossal. Perché Venuto Al Mondo questo vuole essere: un film il meno italiano possibile, e qua c'è la più grande pecca.
Ne esce totalmente sconfitto: il personaggio di Gemma, interpretato dalla Cruz, una delle donne della letteratura italiana contemporanea più profonde e psicologicamente complesse con gonne lunghe e stivali, cinquanta chili sulla pancia e una guerra sulle spalle, che sullo schermo prende le (troppe) forme e le (troppo poche) parole di una Penélope che recita come Almodóvar le ha insegnato - troppo spagnola - diventa frivola, insipida, piatta, stupida, capelli mossi e balletti sensuali in vestito sulle pozzanghere fuori luogo.
Ne esce totalmente vincente: Emile Hirsch, che invece si fotocopia dal romanzo e dipinge un Diego folle, forte, brioso, frizzante, spontaneo, che pareva la scelta meno adatta (non certo meno della Cruz) per il ruolo.
Ne esce sconfitto: lo spettatore, preso in giro dal doppiaggio non necessario. In originale: Hirsch è fotografo americano che parla inglese, Penélope è italiana che parla italiano a Roma e inglese a Sarajevo, Gojko è bosniaco che parla bosniaco quando non ha ospiti con cui tutti parlano inglese. Nel film doppiato: tutti parlano sempre italiano. Ne esce sconfitta Roma, parte essenziale della gestazione nel romanzo, qui vista a malapena.
Ne esce vincente: Sergio Castellitto, che sforna un polpettone internazionale senza capire che se Non Ti Muovere non era poi questa gran cosa, il matto La Bellezza Del Somaro ci era molto più piaciuto di quello che si crede - anche quello scritto dalla Mazzantini e anche quello col figlio Pietro, a cui qua viene dedicata una drammaturgica scena di urla e porte sbattute totalmente gratuita che rovina la sequenza precedente, meravigliosa, giocata su due livelli temporali in una stessa casa di stanze e corridoi.
Insomma: primo terzo tutto sbagliato; secondo terzo molto potente; terzo terzo troppo retorico. Dialoghi surreali. Buon trucco. Musica non sempre azzeccata (del fratello della Cruz, anche co-produttrice). Ennesimo caso in cui «è meglio il libro».

Nessun commento:

Posta un commento