giovedì 7 febbraio 2013

e sarà ieri.



Looper
id., 2012, USA, 119 minuti
Regia: Rian Johnson
Sceneggiatura originale: Rian Johnson
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt,
Paul Dano, Noah Segan, Piper Perabo, Jeff Daniels
Voto: 9/ 10
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Si chiamano “loop” quelle persone che dagli anni '70 del 2000 vengono mandate indietro nei lustri attraverso il viaggio temporale – che è, però, pratica illegale ma utilizzata dalle grandi aziende, come ci spiega Joseph Gordon-Levitt fuori campo all'inizio del film – perché persone considerate “scomode al sistema” e possono allora più facilmente essere fatte fuori perché, in un dato punto a una data ora, compaiono dal nulla, e il “looper” le spara (ma non più lontano di quindici metri). Quello del looper è quindi un mestiere, mestiere taci(u)to che fa guadagnare bene: in lingotti d'oro, che Joe il nostro protagonista nasconde in una botola sotto al tappeto del salotto, per far l'originale. È un Gordon-Levitt che ci appare strano già dall'inizio: il labbro superiore ricurvo, il naso schiacciato con la gobba. Capiremo più avanti il perché di questo trucco; intanto ci imbattiamo in un suo amico, anche lui riconoscibile a fatica, il Paul Dano che da Little Miss Sunshine e Ruby Sparks è passato alla sci-fi facendosi crescere i capelli. Questo, fa l'errore più grande: non sparare al suo loop quando compare e farselo sfuggire. In questo modo, i piani alti si mettono subito in caccia del carnefice e della vittima e, solitamente, ne torturano uno o entrambi o, in certi casi, uno per tutt'e due, perché capita spesso che dal futuro torni ciò che il looper sarà (e questa frase, se non avete visto il film, non la capite). E qui entra in gioco Bruce Willis che, essendo Bruce Willis, sappiamo prima ancora di vedere il film: avrà una scena d'azione surreale in cui nemmeno si sporcherà di sangue e alla fine morirà. Una delle due cose non succederà e non vi dirò quale, o meglio, succederà in un modo ontologicamente diverso. Perché di ontologia, quasi, qua si parla: Looper è un film che di fantasy ha solo l'ambientazione futura e post-futura e qualche mezzo di locomozione e un paio di case e schermi del pc, e per il resto si basa su ciò che l'uomo usa da tutta una vita: l'affetto di coppia, il denaro per campare, l'amore filiale e la lotta alla sopravvivenza. Che in questo caso è lotta al Jeff Daniels candidato al Golden Globe tanto tempo fa per un film meraviglioso che si chiama Il Calamaro E La Balena, ma anche lotta ad un bambino che fra trent'anni potrebbe imparare ad utilizzare i propri poteri di telecinesi e mettere tutti sotto giogo.
Dimenticate la macchina da presa come macchina spettacolare di Inception e l'idea che quella sceneggiatura, quella storia potesse essere «difficilissima da capire». Con molti meno soldi, molti meno effetti superflui e un approfondimento più umano e più intelligente, si crea qui una doppia trama in cui la stessa persona combatte per due cose diverse e l'esito di una finisce con l'influenzare l'altra – o fisicamente, o attraverso i ricordi. E mentre vediamo Emily Blunt bionda che accudisce un bambino mezzo pazzo e crediamo che andrà a finire nel modo più melenso possibile e scontato, e mancano venti minuti ai titoli di coda, ci tocca restare impalati alla poltrona senza batter ciglio per scoprire che no, anche il colpo di scena c'è.
Un film che sfiora l'impeccabile, che i due attori protagonisti, entrambi in sala con altre pellicole (Gordon-Levitt è in Lincoln e Willis in Die Hard), interpretano in maniera scolastica insieme agli interpreti di supporto ma che soprattutto il regista semi-sconosciuto Rian Johnson sa come gestire sul grande schermo con tre o quattro inquadrature magistrali (sono spesso i movimenti della macchina sul proprio asse) e molti effetti di suono, nonostante sia reduce dalla regia di Breaking Bad per la televisione e abbia solo altri due film in carriera (uno sempre con Gordon-Levitt). Ma a volte, una buona trama, ben pensata, senza errori di costruzione e con un paio di altri fattori tecnici, rende molto di più di tanti kolossal; poi però quelli escono in centinaia di copie e questo film finisce in sale grandi quanto l'interno di certi aerei.

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