domenica 3 febbraio 2013

go Eagles!



Il Lato Positivo
Silver Linings Playbook, 2012, USA, 122 minuti
Regia: David O. Russell
Sceneggiatura non originale: David O. Russell
Basata sul romanzo L'orlo Argenteo Delle Nuvole di Matthew Quick (Salani)
Cast: Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Robert De Niro
Jacki Weaver, Chris Tucker, Julia Stiles, Anupam Kher
Voto: 7.8/ 10
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Candidato a 8 Premi Oscar:
film, regia, sceneggiatura non originale, attore, attrice,
attore non protagonista, attrice non protagonista, montaggio
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Il problema dei premi e dei film americani e dei film americani che vengono distribuiti tardi in Italia (questo esce a marzo) e delle distribuzioni internazionali è il seguente: si arriva davanti al film dopo che questo ha vinto un Golden Globe, cinque Satellite, un SAG, tre Critics' Choice, è stato candidato a cinque Spirit, tre BAFTA e otto Oscar ed è la prima commedia (se la vogliamo effettivamente definire commedia) dopo decenni ad ottenere così tante nominations (ci hanno provato Le Amiche Della Sposa, Midnight In Paris, Juno e Little Miss Sunshine ultimamente) e soprattutto è il primo film dopo 31 anni ad ottenere le candidature di tutti e quattro gli attori nelle quattro rispettive categorie, raggiungendo i traguardi di Un Tram Che Si Chiama Desiderio e Viale Del Tramonto.
Bene dunque, consapevoli di tutte queste cose arriviamo al film con quella cosa tremenda che si chiama aspettativa – e siccome non abbiamo letto il libro di Matthew Quick che in Italia non ha letto nessuno, non abbiamo neanche idea di quale sia la trama. E il film comincia, con Jacki Weaver (la sconosciuta di cui tutti mormorarono che ebbe una nomination all'Oscar nella stessa categoria un paio di anni fa per l'australiano Animal Kingdom, e che con questo film non è stata nominata a niente, solo all'Oscar) con Jacki Weaver dunque che va in clinica a recuperare il figlio Bradley Cooper (che sta mille volte meglio coi capelli corti) ricoverato per disturbi mentali di bipolarismo e aggressività improvvisa e se lo porta a casa dove il padre Robert De Niro non lo sta ad aspettare perché non ne sa nulla. Bene dunque: non ci ricorda niente, questo incipit? E se non è l'incipit a ricordarcelo ci penserà lo sviluppo della trama poi: siamo di fronte alla stessa identica struttura narrativa di Little Miss Sunshine solo che non c'è un tentato suicidio né un nipote volontariamente muto. Ci sono, però, bizzarre dinamiche familiari fatte di superstizioni per la posizione dei telecomandi e la maglia indossata in casa che portano gli Eagles a vincere o meno e quindi De Niro a guadagnare i soldi scommessi o a perderli; ci sono dei risvegli notturni alla ricerca spasmodica del filmino del matrimonio dal ripostiglio perché Cooper – che qui si chiama Pat, diminutivo di Patrizio, nome così splendido che l'omonimo padre l'ha dato pure al figlio – è sposato e anche se ha il divieto legale di avvicinarsi alla (ex?) moglie che lo tradì con un collega insegnante in tempi andati, lui non fa che pensare a lei, parlare di lei, desiderare lei ed essere certo che finiranno tra le rose.
Proprio per questa fissazione gli amici-più-o-meno-vicini di casa lo invitano a cena e gli presentano colei che, «abbastanza grande da essere sposata ma non abbastanza da andare in manicomio», ha appena perso il marito e diciamo che non l'ha presa proprio bene, e non ci sta proprio con la testa. Il pazzo cerca il pazzo e il pazzo trova, e le loro conversazioni non rendono il film una commedia (lo fanno, molto di più, le scene in casa) ma un dramma romantico perché sappiamo, noi lo sappiamo, che lui è sposato e ama la moglie ma.
Il parallelismo con Little Miss Sunshine si completa con una performance finale di ballo alla quale partecipa emotivamente tutta la famiglia che finirà poi con l'accontentarsi del risultato che viene, dilettanti tra i professionisti che cercano altro.
In tutto questo, Bradley Cooper brilla più di Jennifer Lawrence anche se è lei che potrebbe vincere l'Oscar (lui non ha speranze) perché il suo personaggio è schizzato in un modo credibile, dice ciò che pensa sempre e comunque, urla se sente una canzone, mentre lei racconta esperienze passate che sfiorano il demenziale, è sola in un modo tenero e detesta ciò che poi, scopriremo, conosce a menadito.
Una non-commedia da andare a vedere, quindi, senza pretese, senza aver visto Little Miss Sunshine, per scoprire un meraviglioso e inaspettato Robert De Niro, una Jacki Weaver tutta cucina e compostezza nel quartiere e una coppia che sullo schermo, chi l'avrebbe mai detto, funziona, e funziona, chi l'avrebbe mai detto, grazie al David O. Russell che ci ha fatto sputare sangue col truce e trucido The Fighter due anni fa.

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