domenica 21 luglio 2013

#Cannes66 #Hirokazu



Like Father, Like Son
Soschite Chici Ni Naru, 2013, Giappone, 120 minuti
Regia: Kore-Eda Hirokazu
Sceneggiatura originale: Kore-Eda Hirokazu
Cast: Fukuyama Masaharu, Machiko Ono, Yôko Maki, Lily Franky
Voto: 7.8/ 10
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Gran Premio della Giuria
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In una casa che «sembra la camera di un hotel» una composta famiglia composta da madre amorevole, figlio educatissimo e padre treno di galateo conducono la loro vita fatta di piccoli momenti insieme e molti lavori per apparire al meglio: in ordine il vestito, in ordine il salotto, persino le bugie da raccontare all'insegnante della scuola privata il giorno dell'ammissione devono essere dette con garbo. Trenta minuti di televisione al giorno, non si mastica la cannuccia della bibita e poi al saggio di pianoforte se gli altri fanno meglio bisogna impegnarsi per essere ancora più bravi l'anno successivo.
Il padre (perdonate ma ho un problema coi nomi giapponesi per cui ho rimosso tutti gli appellativi di questi personaggi) padrone di questa casa guarda al figlio e si domanda: com'è possibile?, zero competitività, zero voglia di arrivare – com'è possibile, si domanda, che sia venuto fuori un bambino (di sei anni) tanto diverso? Risposta pronta: l'ospedale chiama, sei anni son passati e ci siamo resi conto che due pargoli sono stati invertiti. Le famiglie corrono dall'ostetrica senza pancia gonfia ma con gli occhi pesti: com'è possibile?, ma quando mai? Si pensa alla denuncia ma più ancora al figlio biologico. La suddetta famiglia incontra quella che ha allevato il figlio illegittimo e peggio di così non si poteva andare: i due nuclei non sarebbero mai stati uniti da nient'altro, quartiere diverso, reddito diverso, diverso modo di gestire gli spazi sociali (i vestiti della locandina aiutano). E se la madre rigida si lascia ammorbidire, il padre marmo non si piega e inizia ad osservare con sempre più quesiti. Forse il figlio che gli somiglia è là. L'ospedale suggerisce: scambiate i ragazzini per un periodo, amalgamate le famiglie. Mica facile: il pischello tutto giochi e fratellini si ritrova nella camera di un hotel di cui sopra e ne scappa. La madre è sempre più morbida, il padre zero: si scioglierà nella meravigliosa sequenza finale che non brilla di novità né di realismo per i dialoghi ma fonde una dolcezza che in sala necessitavamo di ricevere.
Tema difficilissimo ed effettivamente non così inflazionato, affrontato in modo elegante, totalmente privo di giudizio morale o religioso. Il realismo sta nelle menti arrovellate delle persone che un giorno devono scegliere se tenere il figlio cresciuto o quello partorito dove c'è: da una parte il sangue e l'anonimato, dall'altra l'affetto e nessuna parentela.
Premio della Giuria e Menzione Speciale della Giuria Ecumenica (insieme alla Golino di Miele) per Kore-Eda Hirokazu che era passato da Cannes già due volte e se n'era tornato a mani vuote (ma con Nessuno Lo Sa ha fatto nascere un piccolo cult); i più sensibili piangeranno, ma chissà quando: in Giappone il film uscirà a ottobre e in Italia ancora non ha una data di uscita – per cui non confondetelo con Tale Padre Tale Figlio di Rod Daniel dell'87.

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