giovedì 5 dicembre 2013

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Don Jon
id., 2013, USA, 90 minuti
Regia: Joseph Gordon-Levitt
Sceneggiatura originale: Joseph Gordon-Levitt
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Scarlett Johansson, Julianne Moore,
Tony Danza, Brie Larson, Glenne Headly,
Rob Brown, Jeremy Luke
Voto: 7.4/ 10
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A Jon, nella vita, importa di poche cose: i suoi bicipiti, il suo “bolide”, la sua “tana”, la famiglia, la chiesa, gli amici con cui guarda le partite/ mangia la pizza/ vota le ragazze nei locali in base al culo e/ o alle tette. In chiesa ci va ogni domenica, e si confessa prima di prendere la Comunione, raccontando quasi sempre la stessa solfa; dieci Avemaria, dieci Padrenostro e il peccato è subito tolto. Le preghiere, le fa in palestra, invece di contare le flessioni. I genitori li vede spesso a pranzo, ma il padre – in canottiera e con le vene pulsanti sul petto – urla così tanto col televisore e col figlio che lo stuzzica che non sentiamo quasi niente, e neanche la madre dalla cucina (una splendida ocheggiante Brie Larson; pare la famiglia de Il Lato Positivo in versione ghetto), e neanche la sorella che non alza la testa dal cellulare. Coi ragazzi esce quasi tutte le sere e tutte le sere in cui esce, Jon si porta a letto una tipa diversa. Ma ha questo problema: niente lo appaga più di un porno. Sì, scopa con tizie che vanno dall'8 in su, hanno un gran culo, due belle tette vere, ma poi mica gli succhiano il cazzo, e poi vogliono sempre fare il missionario e mai uno smorzacandela, per non parlare del venire in faccia, non sia mai!, sono così schizzinose...
Ecco, se Shame vi aveva sconcertato col pube (e la dote) di Fassbender in primo piano nella prima sequenza, questo, se siete come mia madre, vi fa uscire dalla sala dopo cinque minuti. Un incipit forte, che mischia desideri sessuali repressi e realizzati a esplicite ma non troppo immagini di film hard di cui il protagonista si nutre (fino a 35 alla settimana, con record di 11 al giorno, e ad ogni video è annessa una masturbazione). Joseph Gordon-Levitt sceneggiatore regista e interprete di questo film osa, senza esagerare, e dice la sacrosanta verità che chi guarda i porno e fa abbastanza sesso sa. Perché è sempre meglio dentro allo schermo?, o meglio: perché, una volta trovato il video giusto, stiamo male per il fatto che quelle cose a noi non succedono? Perché, come dice Julianne Moore, sono video in cui si fa finta, ché anche il cinema porno, come quello vero, a detta di Hitchcock è «come la vita, ma con le parti noiose tagliate», tipo l'arrivo del preservativo.
La scatola che contiene il materiale scottante è poi ciò che aggiunge intelligenza al film. Dimenticate lo Shame di cui prima fatto di eleganza e gente perbene. Qui siamo davanti a un moderno Padrino senza mafia né scagnozzi. Jon lavora nel «campo sociale», cioè fa il barista, e con la testa mezza rasata e la canottiera perenne fa a gara col padre a chi parla più sboccatamente, urla parolacce in macchina totalmente privo di pazienza e vive la religione come presenza ontologica che gli lega la croce al collo o allo specchietto dell'auto. Certe immagini del Cristo, ma soprattutto la Pizzeria Corleone, ci rendono chiaro il riferimento a quell'inarrivabile film. Ma mentre là le donne erano tenute in disparte, qui sono coatte pure loro, vestitini microscopici e chiacchiere sceme in discoteca. Regina sovrana è Scarlett Johansson, «un dieci» per tutti i maschi della pellicola tranne uno, che passa tutto il tempo a gesticolare con le unghie lunghissime e laccate e portarsi dietro i capelli piastrati, sempre stretta in jeans appariscenti e padrona della coppia che, come nei film che ama guardare (incantevole il cameo di Anne Hathaway e Channing Tatum), sarà destinata a scoppiare, ma non per fare la fine di quelle coppie dei film; menomale per noi spettatori: però peccato il finale frettoloso.

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