martedì 14 ottobre 2014

putrida città.



Sin City - Una Donna Per Cui Uccidere
Sin City: A Dame To Kill For, 2014, Cipro/ USA, 102 minuti
Regia: Robert Rodriguez & Frank Miller
Sceneggiatura: Frank Miller
Basata sulla graphic novel di Frank Miller
Cast: Mickey Rourke, Josh Brolin, Joseph Gordon-Levitt,
Eva Green, Jessica Alba, Dennis Haysbert, Ray Liotta,
Jeremy Piven, Bruce Willis, Rosario Dawson, Juno Temple
Voto: 6.9/ 10
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Mickey Rourke cerca di ricostruire cronologicamente gli eventi che lo hanno portato a ritrovarsi, sull'asfalto, mezzo schiantato, con un morto di fianco, una macchina ribaltata: dei teppistelli, un inseguimento. La solita mascherona facciale lascia, come al solito, sbalorditi dalla metamorfosi di uno degli attori che ultimamente ha il dono del trasformismo (basti pensare al passaggio Sin City/ The Wrestler). Joseph Gordon-Levitt se la gode conscio della sua fortuna sfacciata al gioco quando parrebbe che la fortuna sfacciata lo accompagni anche in amore: trova una gallina che gli regge il fianco alle slot-machines mentre lui incassa i dobloni davanti agli occhi di tutti e, raggiunta certa somma, si addentra per i vicoli interni del solito bar di Sin City dove chi gioca lo fa con più ingordigia; Jessica Alba intanto dalle fessure delle porte guarda l'uomo che le ha portato via l'amore e beve, beve, beve anche esibendosi, con l'immagine di Bruce Willis che compare, stile Ghost, a rimproverarle la strada sbagliata. Ma il suo episodio non staccato sarà l'ultimo: prima si passa per ciò che dà il titolo al film: Eva Green, la donna per cui uccidere, che, svestiti i panni della femme fatale di Dark Shadows, sveste quelli della femme fatale qua, perennemente nuda a letto, in vasca, in piscina, nuda anche vestita (come cantava Mina). «Mi spoglio, e allora?» domanda lei alle pagine di Vanity Fair, e allora Josh Brolin ci casca: un omaccione è diventato, ma con la fissazione dell'ex come tanti omaccioni, che al primo bacio, al primo coito, al primo «ti amo» perde la forza delle gambe e cede a tutto. Per lei farà a botte con l'armadio-uomo che le fa d'autista, col marito che senza amori l'ha sposata, e ogni volta rimarrà fregato, lo scemo. Il Mickey Rourke di prima gli darà una mano, e lei andrà nel solito bar di Sin City: il gioco degli incastri narrativi regge bene, l'aveva già fatto nel film precedente: che è precedente di dieci anni. Questo racconta pezzi di storia basati sulla graphic novel di, e scritti da, Frank Miller, alcuni dei quali vengono prima del vecchio Sin City, alcuni dopo: lo chiamiamo per brevità Sin City 2 ma in realtà è anche un prequel. Dietro la macchina da presa il sodalizio continua con Robert Rodriguez, ma non è più sodalizio gioioso: il grottesco a cui questo regista ci ha abituati è ormai fine a se stesso, è ormai un'abitudine. Tutto, nel film, è abitudinario: dalla tecnica bianco e nero e qualche colore alle transizioni tra le scene un po' digitali e un po' no, che bene rendono la provenienza disegnata – ma sono passati dieci anni ed è una tecnica che non sorprende più, siamo stati abituati a ben altro. E poi, il grottesco di cui prima, se prima è sempre sfociato nella violenza gratuita, nell'esagerazione, nell'esasperazione (le torture di Jessica Alba e le perversioni dell'ometto giallo che la teneva legata, su tutte), adesso pare placato, nonostante i tanti morti ammazzati e il tanto sangue bianco fluo: è troppo poco. L'attenzione sembra essersi spostata tutta nei costumi, nelle acconciature, negli accessori delle donne, Rosario Dawson in primis ma anche la Alba che cambia tante vesti quante Simona Ventura a Sanremo. Del cast stellare si ricordano soprattuto i camei: non solo quello di Lady Gaga, un po' insipido, ma che riprende il fu Machete, ma anche quello di Juno Temple, inaspettato, un'attrice che si sta costruendo un percorso bizzarro ma coerente (vedere Killer Joe per credere e ricredersi su questo film).

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