sabato 6 dicembre 2014

moonlight in Paris.



Magic In The Moonlight
id., 2014, USA, 97 minuti
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura originale: Woody Allen
Cast: Colin Firth, Emma Stone, Marcia Gay Harden,
Simon McBurney, Hamish Linklater, Eileen Atkins, Jacki Weaver
Voto: 5.5/ 10
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Colin Firth assume sembianze orientali per i suoi spettacoli di magia berlinesi dalle scenografie curate e ben fatte, e dall'aspetto irriconoscibile: dietro le quinte è un continuo lamentarsi, urlare, rimproverare – è il suo carattere dispotico e schietto, dall'arte oratoria eccelsa, che lo pone in questa posizione di comando involontario, data anche la fama internazionale che ha accumulato. Pare sia esperto pure in smascheramenti di ciarlatani, personaggi che millantano capacità mistiche che in realtà non hanno, maghi da strapazzo che non si dicono illusionisti ma illuminati, trascendentali, e vogliono far credere a pubblico e stampa di entrare in contatto coi morti, di sentir voci, spostare tavoli col pensiero. Ultima fiammella in questa categoria è Emma Stone, la fidanzatina d'America dopo Crazy, Stupid, Love. e The Help e Spider-Man già dimenticata ma con i connotati, appunto, di fidanzatina: occhioni grandi e liquidi, braccia magre magre, un piacevole difetto di pronuncia e molta classe nel muoversi. Siamo, in fondo, negli anni '30 a cui i fantasmi di Midnight In Paris aspiravano, e i deliziosi costumini cuciti addosso agli attori e i giardini illuminati dal sole che tramonta sono pennellate di eleganza e sobrietà nell'immagine. Per cui la Stone è quasi impossibile da smascherare, come si può credere che un visino tanto caro, che presto andrà in sposa a un ereditiere miliardario, che ha una madre devota ai suoi affari (Marcia Gay Harden) e che si occupa dell'apertura di un centro spiritico sulle sue doti (con la sempre splendida Jacki Weaver), come si può credere che sia un'imbrogliona? Chi la conosce decanta le sue doti: coglie provenienze e abitazioni passate di ogni sconosciuto, indovina anche cosa abbia fatto e da dove sia partito Colin, ma lui è scettico, devoto al raziocinio, all'intelletto umano, a Nietzsche e al lume scientifico. Assiste a cerchi spirituali, conversazioni con l'aldilà, e colpito più dalla figura slanciata e dal sorriso timido di lei che dalla dote soprannaturale finisce col crederci ciecamente, finendo con lo sponsorizzarla alla massa e ai giornalisti, dicendosi «felice» e «colpevole di scetticismo per tutta una vita». In teoria ha a casa una quasi-moglie che lo aspetta, ritratto di lui al femminile, pugno di ferro e intraprendenza, che ha fatto la proposta di matrimonio invece di riceverla. Firth però brilla di fianco e di fronte a tutti, perché capace di sciorinare vocaboli e battute argutissimi, un linguaggio – che è di Allen – che si fa ironico essendo caustico, che non è nevrotico ma piglia il fattore più positivo dell'insulto: è totalmente incapace di non far rimanere male le persone, è incapace anche di dimostrare il suo amore senza ferire, umiliare, prendere in giro. Sa di essere colto e intelligente e lo fa notare continuamente, mentre la Stone continuamente ammette di non capire i libri che legge. Eppure sono poche le trovate che sul serio fanno ridere perché i battibecchi a due rasentano sempre la serietà di ogni scena. La trama scorre lineare e senza intoppi, semplicissima, semplicistica. Ci viene presentato uno spaccato molto corto di questa storia verso la cui fine tendiamo totalmente privi di tensione, di sorpresa, di aspettative. La riuscita (se c'è) è data dal minestrone di fattori passati a cui il cinema di Woody Allen ci ha abituati: a partire dal prestigio, che gli piace proprio, che anche solo chi l'ha scoperto tardi se n'è accordo con Sccop, con L'uomo Dei Tuoi Sogni ma soprattutto con Lo Scorpione Di Giada; gli scambi di coppia, i rapporti conflittuali che diventano sentimentali, gli imbroglioni da svelare e poi la musica nostalgica da cabaret che qui non è nostalgica perché è contestualizzata, ma è sempre la solita. Niente di più di quello che ci si aspettava dopo la buona riuscita di Blue Jasmine: abbiamo imparato, per stessa ammissione dell'autore, che questa regola dell'un-film-all'anno funziona uno sì e molti no, per cui questo possiamo aspettare di vederlo in televisione e aspettiamo il prossimo, già finito di girare, e con la stessa attrice.

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