mercoledì 6 gennaio 2016

il Signor Principe.



Il Piccolo Principe
The Little Prince | 2015 | Francia | 1h 48min
Regia: Mark Osborne
Sceneggiatura: Irena Brignull & Bob Persichetti
Basata sul romanzo di Antoine de Saint-Exupéry
Voci originali: Rachel McAdams, Benicio Del Toro, Paul Rudd,
James Franco, Marion Cotillard, Mackenzie Foy, Jeff Bridges,
Paul Giamatti, Vincent Cassel, Albert Brooks, Ricky Gervais
Voci italiane: Andrea Santamaria, Vittoria Bartolomei,
Stefano Accorsi, Alessandro Gassmann, Micaela Ramazzotti,
Toni Servillo, Paola Cortellesi, Pif, Alessandro Siani
Voto: 4.8/ 10
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Passati gli anni, sbloccata l'esclusiva della Bompiani sul manoscritto, tutti, persino la Sellerio, hanno pubblicato la propria versione de Il Piccolo Principe, la «tradizionale storia più amata del mondo» che ha avuto versioni televisive e cinematografiche più o meno consecutive, teatrali, di merchandising soprattutto elementare (nel senso: per la scuola primaria), ma come per i Peanuts, è obbligo aggiornare le generazioni sempre più nuove e allora ecco un'altra trasposizione per il grande schermo pronta pronta per le feste in cui i bambini sono a casa: la storia è quella di una piccola giudiziosa che deve sostenere il colloquio per accedere alla più prestigiosa scuola della città, del Paese, con una madre alle spalle che la incoraggia e la istruisce: ma il colloquio fa fiasco e allora, per le restanti vacanze estive, ecco trovata e comprata una nuova casa in quel quartiere, un tabellone di marcia, una scaletta rigorosissima sull'ordine dello studio, della sveglia, della ginnastica, della colazione, del riposo e dello studio ancora. Il papà non c'è, la mamma non c'è mai. Di fianco, motivo per cui la casa trovata e comprata in una scena di due minuti costava così poco, abita un vecchio aviatore con un aereo in giardino e la presunzione di accenderlo ogni tanto recando danni a chi sta intorno. Questo vorrebbe raccontare la sua storia a qualcuno, ma non sa a chi: la bambina prima è restia, poi si lascia ammaliare anche solo per evitare il ritmo angosciante a cui è sottoposta. Il regista di Kung-Fu Panda Mark Osborne all'inizio rifiutò di dirigere la pellicola: gli chiedevano di fare un «gran film» e lui sapeva che era cosa impossibile (ma perché, poi?); la soluzione, dopo varie riscritture, è arrivata immaginando un mondo in cui il romanzo di Saint-Exupéry non fosse mai stato pubblicato, in cui al vecchio in difficoltà, aiutato da un bambino nel deserto, si sostituisce il ribaltamento del bambino in difficoltà nella metropoli, aiutato da un vecchio mezzo pazzo. Se ne ricava il cartone-animato-come-tanti aiutato da una miriade di voci celebri in tutte le lingue (da noi spiccano la Cortellesi e Accorsi, si sente anche Pif, Toni Servillo) che mantiene il nome collettivo di Piccolo Principe anche se di principe ad un certo punto ce n'è uno anche grande e l'apprendistato alla vita con tanto di morte necessaria viene eliminata per il più tradizionale/ista lieto-fine. Perché, allora, andare ad attingere da un romanzo che si fa storia nella storia? Ancora merchandising forse, giustificato dallo sperimentalismo animato. Ai due livelli e mezzo di narrazione infatti se ne affiancano altrettanti di tecnica: personaggi tridimensionali come gran parte dei prodotti animati made-in-USA, poi impercettibili personaggi di carta dall'apparenza piatta ma in realtà disegnati per la “storia di mezzo” e infine lo stop-motion del Piccolo Principe che conosciamo tutti, mezzo pongo e mezzo legno, vestito di tessuto di carta, la rosa, la volpe dalla doppia faccia (!), l'uomo che conta le stelle. Tante giustificazioni perché «il libro è dedicato a un amico dello scrittore quando era stato bambino, cioè un adulto», e così come il libro, il film deve riuscire a parlare a più target: la protagonista allora è una bambina che si vede già impiegata d'ufficio, manager aziendale, mentre l'anziano che la cambia è rimasto bambino dentro: agli adulti piacerà la parte non narrativa e ai più piccoli quella classica: il contesto è un mondo omologato e il cambiamento arriva da chi è rimasto puro, o da chi comincia ad esserlo. Ma tutte queste cose, le abbiamo già viste, le abbiamo già lette, e c'era stata, quelle volte, della poesia.

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